venerdì 22 febbraio 2013

La borsa della spesa (Gruppo d'acquisto solidale)


Come sapete tra le attività proposte ai soci dalla nostra associazione c'è anche quella degli acquisti collettivi di prodotti biologici. Quando diciamo collettivi auspichiamo che possa formarsi un gruppo di persone che, operando insieme, costruisca un modo diverso di fare acquisti. La presenza costante di alcuni volontari è garanzia di serietà e continuità nel lavoro, ma questo non deve far pensare per quanto riguarda tutte le fasi operative ad una delega totale affidata a questo gruppo ristretto.
Anzi, secondo noi, anche la fase preparatoria è fondamentale proprio per capire l'importanza di un'alimentazione più sana. Non è il caso di spiegare a chi legge il valore socio-ambientale dell'incremento nel consumo di prodotti bio: nella ricerca della quale si fa promotore Il Cerchio di un rapporto più equilibrato ed olistico con se stessi e con l'ambiente che ci circonda, la scelta di privilegiare l'acquisto di prodotti bio è sicuramente una scelta di salute, ma diventa anche un forte contributo all'ecosistema, favorendo lo sviluppo economico del settore e dando forma a pratiche produttive e commerciali attente al benessere.

Forse alcuni ricorderanno lo slogan: "quando compri, voti!"...e questa è l'indicazione che vorremmo potesse arrivare al mercato dei nostri acquisti: un chiaro invito a privilegiare un certo tipo di prodotti (con un impatto sempre minore sull'ambiente) a scapito di altri che, invece, vengono ad incidere pesantemente sull'ecosistema e di conseguenza sul benessere individuale. Non si tratta semplicemente di creare un'altra strada alternativa al consumo, determinando una nuova rincorsa ad un accaparramento privilegiato, ma piuttosto di porre in essere attenzioni sempre più vive che possano favorire la produzione anche nelle nostre zone, riducendo i passaggi e le manipolazioni della merce e dunque avvicinandoci maggiormente ai bisogni della terra. Ci permettiamo quindi di ricordare ed evidenziare alcuni punti fondamentali che sono alla base del nostro lavoro:

1. Attenzione ad uno stile di vita più sobrio. Questa verifica mi deve portare all'individuazione dei bisogni primari, escludendo le sollecitazioni del mercato (per quanto riguarda il cibo, ad esempio, prodotti più semplici e rinuncia a merci, anche bio, che ricalcano modelli consumistici).

2. Attenzione al rischio dell'avidità (la corsa all'accaparramento di beni e strumenti che mi rassicurano e che mi pongono in continua competizione).

3. Attenzione alla cultura della convivialità, cercando di non cadere nell'egoismo della scelta individualistica e privilegiata (tipo boutique).

4. E, non ultimo, un elogio della leggerezza: tutto questo vuole essere un invito ad uno stile di vita più piacevole e allegro, deponendo quel senso di insoddisfazione che ci tormenta e ci fa diventare dei consumatori sempre più voraci.

5. Estrema attenzione ai cibi che devono avere la caratteristica della semplicità: dalla produzione (piccoli produttori locali che magari ricercano varietà autoctone e povere), al confezionamento (imballaggi e trasbordi eccessivi), alla concentrazione nelle mani di pochi, grandi distributori che privilegiano le qualità standard a danno della scoperta di gusti, formati e aspetti diversi.


Secondo queste impostazioni non si tratta solo, a nostro parere, di sostituire prodotti di massa con altri, magari più costosi, che ci tranquillizzino perché ecologici. Si tratta piuttosto di privilegiare un approccio differente di tutto il nostro essere, di non considerarci come semplici contenitori, ma di vedere in noi gli agenti responsabili e adulti di un lungo cammino costruttivo alle cose, sia per quanto riguarda la nostra alimentazione, che il nostro corpo, le relazioni con gli altri, la salute, l'ambiente e quant'altro.
Crediamo di poter concludere queste righe lasciandoci con questo pensiero sul quale lavorare: “Chi riconosce il sufficiente come sufficiente, avrà sempre il sufficiente”.
Buona spesa a tutti!

Il Gruppo d'acquisto
(gennaio 2003)





Sulla Naturopatia


Il cerchio è un simbolo di equilibrio e di flusso continuo di risorse ed energia. Ci è utile per introdurre    la    Naturopatia, disciplina emergente nel settore della prevenzione e della salute, che   pratica    metodiche    di educazione alla salute, di analisi e di interventi non invasivi.


Scopo principale della Naturopatia non è la cura delle malattie, ma la promozione dell'equilibrio bio-energetico personale, attraverso:

a) l'analisi   del   terreno   costituzionale tramite l'esame iridologico, la chinesiologia applicata, i sovraccarichi tipologici in naturopatia, la psicosomatica visuale e l'energetica cinese, per valutare il bilancio vitale e la predisposizione agli squilibri;

b) l'utilizzo e il rafforzamento delle risorse individuali di autoguarigione e autoresponsabilizzazione attraverso l'informazione e l'educazione alimentare, la nutrizione eumetabolica, lo stile di vita e l'esercizio fisico;

c) la normalizzazione degli eventuali squilibri psicofisici con metodiche non invasive, in grado di stimolare la capacità di autorisanamento dell'organismo, quale le reflessoterapie (podalica, auricolare ed energetica). Le idro-termo-fango terapie, le fito-oligo-aromaterapie, i metodi autolitici e il drenaggio emuntoriale.

La figura del naturopata mira soprattutto alla prevenzione, non cura le malattie e non dà prescrizioni, ma fornisce consigli per un approccio naturale alla salute. 

martedì 19 febbraio 2013

La meditazione nello Yoga

La meditazione è il tentativo dell'uomo di mettersi in rapporto con la dimensione trascendente ed è quindi patrimonio comune dell'intera umanità.Secondo i Veda, i più antichi testi sapienziali dell'India, ciò che impedisce all'uomo di assumere la propria autentica identità è una sua fuorviante attività conoscitiva, ossia quella funzione della mente che, invece di raggiungere l'essenza delle cose, travisa la realtà con la proliferazione incontrollata di parole e concetti. Dal dualismo mentale, dalle divisioni interiori, dalla contrapposizione tra bene e male, positivo e negativo, deriva l'alienazione dell'uomo, il senso di vuoto, l'angoscia e la paura. La meditazione conduce a sviluppare uno stato di coscienza diverso da quello dell'uomo ordinario, che è continuamente preda delle sollecitazioni sensoriali e dei contenuti mentali con i quali erroneamente si identifica, e ritrovare il proprio vero sé, sospendendo le attività mentali falsificanti. Scopo della meditazione è quindi il riconoscimento, lo svelamento di questo io più profondo (atman) che consente di sperimentare direttamente la realtà dell'Assoluto, del Divino (Brahaman). 
L'assorbimento meditativo è in grado di trascendere lo stato normale di coscienza, che è in realtà uno stato offuscato di conoscenza, determinando così la liberazione dalle false identificazioni. 
Per raggiungere tale assorbimento, che possiamo definire uno stato di non pensiero, è necessario appunto arrestare l'attività mentale, cioè l'insieme della nostra attività intellettuale, psichica e percettiva. Quali mezzi ci portano a tale risultato? La grande quantità di tradizioni, scuole, maestri fioriti in un territorio vasto come l'India (culla dello Yoga) fa sì che le vie siano molteplici e differenti: sicuramente la meditazione tantrica è tecnicamente diversa da quella nel Kriya yoga, gli aghora usano tecniche differenti rispetto ai raja yogi, ai bakta yogi e così via. I punti fermi che accomunano le diverse scuole sono essenzialmente due: Tapa e l'obiettivo finale. Tapa è la disciplina verso una data tradizione, verso la propria pratica e, secondo alcune vie, anche l'abbandono totale al divino. L'obiettivo finale è l'uscita dal Samsara (ciclo delle reincarnazioni) e quindi il ricongiungimento (o riconoscimento) dell’anima individuale con l'Anima Universale.
Patanjali
Analizzare singolarmente i percorsi di tutte le tradizioni non è ovviamente possibile in un articolo, descriveremo perciò la meditazione per come la propone il saggio Patanjali che nel testo “Yoga sutra”, riconosciuto da quasi tutte le scuole, fece il primo tentativo di riassumere secoli di insegnamenti yoga, codificandoli in un percorso. Proprio dall'analisi di questo percorso risulta evidente la peculiarità del punto di vista dello yoga: per raggiungere lo stato di meditazione non sono sufficienti buona volontà, determinazione e consapevolezza ma è necessaria una organizzazione tecnico-scientifica, un metodo che assicuri la soppressione delle modificazioni mentali. Il cammino parte da alcune indicazioni morali (yama) e disciplinari (niyama) che hanno lo scopo di limitare le cause di agitazione mentale e permettere al praticante di uscire dal caos della vita ordinaria. 
Attraverso pratiche di stimolazione e riequilibrio energetico che partono dal corpo (asana e pranayama) e per mezzo del controllo dell'attività sensoriale, si giunge ad uno stato di quiete e di serena concentrazione (pratyahara). 
Questo stato di acquietamento del mentale è la premessa indispensabile all'esperienza della meditazione vera e propria, la quale viene raggiunta attraverso tre stadi: la concentrazione su un determinato oggetto (dharana), il flusso ininterrotto della mente verso l'oggetto di meditazione (dhyana), sino al totale assorbimento ed alla perdita di coscienza di sé (samadhi). Proprio questa perdita di coscienza di sé ci riporta ad una condizione assolutamente naturale, da cui ci siamo allontanati per la pur necessaria costruzione di un'individualità e di un patrimonio culturale. In questo stato di "non sé", l'universo rivelerà poco a poco gli strati, le dimensioni di cui è costituito; si potrà scoprire, dietro la facciata del mondo fenomenico, altri piani di realtà che è possibile penetrare scendendo a maggiori profondità rispetto ai contenuti sensoriali e mentali. Un percorso così articolato e che si pone mete tanto elevate, rischia sicuramente di spaventare il neofita che può avere la sensazione di un'avventura senza fine. In effetti il cammino dello yoga è una ricerca che si dice durare più vite ma, anche nel nostro quotidiano, ogni singola esperienza (o tentativo ) di meditazione è un passo che noi compiamo per avvicinarci alla nostra natura profonda. Vale quindi di per sé la pena di essere compiuto in quanto, da ognuna di queste esperienze, attingiamo l'energia e la consapevolezza che ci portano a ritrovare la nostra autentica natura ed integrità. 

Chiara e Carlo

Meditare in movimento

Sdraiarsi a terra e calcare un piccolo pezzo di suolo, sentire come il corpo vi si adatta, rilevare le proprie rigidità le proprie irrequietezze.

Fare silenzio e tenere fermo il corpo, porre la mente nel corpo ed ascoltarne i segnali.

Ritrovare il fluire del proprio respiro, farsi trasportare da esso e saper interagire con esso.

Poterlo condurre al centro del corpo e dal centro in ciascun distretto, facendolo vibrare là dove vogliamo lavorare, distendere o tonificare.

Riconoscere i propri limiti, lavorarli dall'interno, con delicatezza. Riconoscere i propri dolori, guardarli con lucidità, definirli senza timore, non opporsi ad essi, ma andare loro incontro col respiro e col lavoro paziente.

Riafferrare la propria mente, come la coda di un aquilone e riportarla dentro il corpo, dentro il presente. Riposare nel silenzio, di un riposo attivo, lucido, che da energia. Ascoltare la propria energia, sentirla muovere, rimetterla in circolo insieme agli elementi fluidi e gassosi che ci attraversano.

Poterla ricevere e poterla dare, vederla scorrere intorno a noi, tra noi e gli altri.

Non finire una lezione scattando in piedi e iniziando subito a parlare, ma portare con noi nel nostro quotidiano una traccia del silenzio, di centratura, un po' d'attenzione agli altri, infine un po' di benessere.


Cristiana

lunedì 18 febbraio 2013

RENGA


Leggendo l’articolo di Giuseppe [Alimentazione e salute in naturopatia], la sua descrizione del nostro corpo come entità complessa, nella quale le varie componenti devono armonizzarsi per creare quella fusione ottimale che è un corpo e uno spirito in unità, mi è venuto spontaneo pensare alla poesia, in particolare alla poesia giapponese, al dialogo continuo che intesse tra i vari elementi, alla ricerca profonda e costante di una armonia che tocchi le profondità del nostro essere. 

Nel renga giapponese più autori si alternano in vari interventi poetici: si tratta di una forma poetica sviluppata in alternanza di voci che significa poesia a catena. Il primo poeta dà il tema nell’incipit di 5, 7 e 5 sillabe (chiamato nel suo complesso hokku); il secondo lega a questo un insieme di 7 più 7 sillabe; ad esso seguono, per mano di un altro poeta, tre nuove misure di 5, 7 e 5 sillabe e così via, sino anche a 100 strofe...
La caratteristica principale del renga è l’impressione di un balenio, legato all’attimo, alla sensazione dell'istante, irripetibile, evanescente, che ci lascia nel cuore il senso profondo della continua trasformazione delle cose.
In questo senso ogni aspetto della vita diventa  importante,  anche  il  più insignificante, perché ci porta a vedere e percepire il mondo come entità nella quale i significati possono esser colti anche negli elementi più effimeri...
Al tempo stesso il linguaggio si apre, si piega a nuove ricerche, viene sfidato dal poeta ad aprirsi.
Ecco il renga che Pietro ed io abbiamo scritto, nel quale le nostre poesie si alternano.
Buona lettura!

Maresa



Renga

1.
Ora che intorno
C'è solo la neve
II verde d'una foglia
Basterebbe
Ad accendere il rosa delle gemme
Sulle ossa di cenere
Del cielo.

2.
Ma si sfracella il monte
Quando dell’uomo che vaga
Appena colto il profilo
Si tinge di luna.

3.
Tra le foglie gelate
Dei mirtilli
Lo scheletro sottile
D’una rosa
Con un: din din
Si sbriciola nel gelo.

4.
Barcolla il tronco, si apre al vento
si mostra intatto
il bosco dei pianti dei sogni,
anche se in ciclo non appare il segno.

5.
Ed il gelo assottiglia
I nostri polsi
Fino a renderli puri come rami
Esangui
Ma protesi verso il cielo
Nell’attesa di un battito
Di luce.

6.
Ora di un manto leggero
La falce appena si vela
E distratta, oh, distratta
Guarda il mondo.

7.
Fiammella di sgomento
Luce di clorofilla
II verde di una foglia
Che si spenga
Nel vento.

8.
Aperti codici, le strade,
appena scossi dal traffico dei carri,
uomini vanno e vanno,
sotto il bagliore. E’ notte.

9.
Ma sono torce i pini
Cupi di verde fumo
Notturni di profumo
Sulla cresta tagliente.

10.
Bosco del fluire
Aperto simbolo di muschio
Coniglio leggero e dormiente
Nel suo riflesso.

11.
Una croce
Granito
La luce della luna
Pare sfiorar la neve
II suo mantello viola.

12.
Ballano soli i passi delle rotte
Dei mari, delle barche lasciate a galleggiare.
Solo il biancore dell’orma, riluce,
nel cuore della notte.

di: Maresa Di Noto e Pietro Cadelli

mercoledì 6 febbraio 2013

Alimentazione e salute in naturopatia

Nel gennaio 2003 l'Associazione pubblica un foglio dedicato alla ricerca su una alimentazione più equilibrata.
Viene qui presentato il primo intervento, con una puntualizzazione relativa al tipo di contributo che la naturopatia può offrire sul tema dell'alimentazione.




"Vorrei riallacciarmi al discorso sull’alimentazione sottolineando la sempre maggiore attenzione che la società e gli individui riservano a questo argomento, insieme alla riscoperta del nesso logico esistente tra alimentazione e salute. Appare altrettanto evidente come ad una maggiore disponibilità di varietà di cibi corrisponda una qualità degli stessi sempre più scarsa, alla quale di conseguenza fa seguito una qualità di vita sempre più scarsa.
Molti si chiedono "Come mai non riesco a sentirmi proprio bene?" e si domandano anche quale tipo di alimentazione dover privilegiare. Cominciamo a pensare a che cos'è l’alimentazione. L’uomo è un insieme che ha bisogno di energia per funzionare (come una macchina) e questa energia viene ricavata dal mondo circostante in tempi e forme diverse. Avremo un’energia ricavata dal cibo fisico che nutrirà il nostro polo metabolico (quello delle funzioni digestive, locomotorie, la base fisica dell’uomo); avremo un polo ritmico che riceverà nutrimento dall’aria e dalla comunicazione e relazione con gli altri; avremo un polo neurosensoriale che attingerà nutrimento dalla nostra ricerca spirituale, dai nostri sentimenti, dall’empatia con quanto ci circonda. Ho esposto brevemente questi tre aspetti dell'individuo per chiarezza espositiva, ma dobbiamo pensarli come un amalgama unico e alla continua ricerca di un equilibrio. Allo stesso modo dobbiamo immaginare qualsiasi squilibrio tra queste tre forze come un terreno che favorisce l’insorgere di svariati tipi di patologie.
Dobbiamo infine pensare all’alimento come a un’entità composta da una parte fisica, una parte aerea e una parte spirituale. Sarà dunque fondamentale che tutto quanto riguarda il cibo, a partire dall’approvvigionamento, alla confezione, fino al consumo, tenga conto di queste qualità. E' questo il motivo per il quale la naturopatia insiste molto sul modo di vivere e sull’atteggiamento nei confronti del cibo, più che sulle diete. Non vorrei essere frainteso: è fondamentale la qualità del cibo che ci procuriamo, perché se pensiamo al biologico avremo un nutrimento che oltre ad avere qualità migliori per il nostro essere, contribuirà a mantenere un mondo più sano.
Occorre però fare attenzione, ad esempio, alle grosse catene distributive che si stanno buttando a pesce su quello che sta diventando un business.
Concludendo, mi  interessa molto trasmettere questo concetto: per la naturopatia ogni persona è un mondo e non esistono, quindi, ricette valide per tutti e per ogni fase della vita.
L'alimentazione dovrà essere parte della ricerca personale e sociale di ognuno di noi ed essa stessa percorso di ricerca.
L'apporto degli esperti servirà da stimolo e aiuto per non fissare paletti.
Ritengo comunque fondamentale imparare ad agire attraverso l'alimentazione per cambiare il rapporto con noi stessi e con il mondo.
Mi permetto quindi di concludere con un piccolo decalogo che possa servire ad avvicinarci in modo più equilibrato a questo aspetto importante della nostra vita:
- tre regole base: naturale, puro, integrale
- variare gli alimenti nei diversi pasti, privilegiando sempre le verdure
- ridurre l'apporto di grassi e zuccheri raffinati
- cercare di semplificare i piatti, piuttosto che miscelare troppi ingredienti
- iniziare i pasti con una bella insalata, mentre la frutta andrebbe assunta lontano dai pasti
- tendere a diminuire l’apporto di cibo animale
- diminuire l’apporto di caffeina, alcool e sale
- accostarsi al cibo con attenzione e amore in tutte le fasi della preparazione, ascoltando le     esigenze del nostro corpo  
- masticare con attenzione e a lungo
- coltivare serenità e buon umore.
Buon appetito!"

Giuseppe Lazzarino



martedì 5 febbraio 2013

In principio...




L'associazione culturale «il cerchio» nasce come idea di un punto di incontro tra diverse culture e tecniche psico-fisiche. 

Vuole proporre un itinerario attraverso la ricerca della salute, del benessere e di un contatto più completo con noi stessi.

In questo senso il simbolo del Cerchio è inteso come anello di congiunzione con la nostra essenza più profonda, così come con la realtà del mondo di cui siamo parte. 





Il punto di partenza della nostra ricerca sarà il corpo ed il percorso si svilupperà attraverso discipline quali lo YOGA, la GINNASTICA DOLCE, la NATUROPATIA, il RILASSAMENTO PROFONDO, lo ZEN,che si intersecheranno come strumenti per una crescita equilibrata ed armonica.

La proposta potrà inoltre essere arricchita dall’incontro con altre culture e con tutti gli ambiti di ricerca verso una ecologia della mente


La sede dell'associazione è in Piazza del Popolo 5/7 a Savona.
Per informazioni sui corsi e sugli orari di pratica possono essere consultate le pagine del blog specificamente dedicate alle diverse attività dell'associazione.